Trovare lavoro è un po’ come iniziare un nuovo videogioco senza aver letto il tutorial: all’inizio può sembrare complicato, ma con la strategia giusta e un po’ di pratica, ogni sfida diventa più facile da superare.
Ma non preoccuparti, per fortuna Job Meeting è qui per aiutarti! Job Hacks è la nuova rubrica mensile che ti svela tutti i trucchi giusti per affrontare il mondo del lavoro senza stress.
Job Meeting questo ogni mese condividerà consigli pratici, strategie e dritte per cavartela anche nelle situazioni più difficili: che sia descrivere le tue soft skills, affrontare un recruiter senza sudare freddo o capire cosa rispondere quando al colloquio ti chiedono “Dove si vede lei tra 5 anni?” (spoiler: probabilmente non su una spiaggia con un drink in mano!).
Ci sei? Partiamo con le Killer Questions!
Le 5 domande killer ai colloqui
Ci siamo. Hai aggiornato il CV, scritto una cover impeccabile e finalmente arriva la chiamata: "Vorremmo fissare un colloquio con lei". Emozione alle stelle, ansia pure.
Ti prepari al meglio: cerchi tutte le informazioni sull’azienda, ripassi le esperienze del tuo CV da raccontare poi al recruiter… pensi di avere tutto sotto controllo, arrivi a metà colloquio e BAM: il recruiter ti lancia una delle classiche domande killer. Il cervello si blocca, la bocca si secca e il tuo unico pensiero è: “e adesso?.”
Tranquillo, capita a tutti. Alcune domande sono fatte apposta per metterti alla prova, ma con un po’ di preparazione puoi uscirne alla grande. Ecco le cinque domande più temute ai colloqui e i trucchi per rispondere senza farti prendere dal panico.
🔥 "Mi parli di lei"
Semplice, no? Invece è la domanda che manda più persone in crisi. Il problema è che il confine tra un discorso efficace e un monologo infinito sulla tua vita è sottilissimo.
Ma di base, che cosa vogliono sapere? L’obiettivo del recruiter è capire se sai presentarti in modo chiaro e se il tuo racconto ha un chiaro filo logico.
Immagina di dover raccontare la tua storia a qualcuno che non ti conosce, deve capire subito chi sei. Quando ti fanno questa domanda puoi decidere di adottare tre strategie diverse per la risposta:
- Cronologica: parti dal percorso di studi e arrivi alle esperienze che ti hanno portato fin lì.
- Funzionale al ruolo: enfatizzi le competenze più adatte alla posizione.
- Allineata ai valori dell’azienda: mostri affinità con la cultura aziendale.
Un esempio potrebbe essere:
"Ho studiato [inserisci il tuo percorso accademico] perché mi ha sempre affascinato [puoi inserire la tua principale motivazione che ti ha spinto a intraprendere quel percorso di studi]. Durante il mio percorso ho sviluppato competenze in [maggiori skill che hai acquisito], che ho messo in pratica in [arrivi alle esperienze lavorative]. Ora cerco un’opportunità per crescere in questo ambito e la vostra realtà mi sembra il posto giusto per farlo."
🤯 "Qual è il tuo punto debole?"
Questa è la domanda a trabocchetto per eccellenza: basta rispondere con "sa, il mio punto debole nel lavoro è l’essere troppo perfezionista…" e il recruiter capirà subito che stai cercando di svincolare la domanda e di rigirare la frittata (con scarsi risultati tra l’altro)
- Ma perché la chiedono? Principalmente l’obiettivo è valutare la capacità di autocritica di una persona e di come possa mettersi in gioco per migliorarsi.
La strategia migliore è la sincerità. Sii sincero ma dimostra che stai lavorando su questo tuo punto debole. Una buona strategia è utilizzare il metodo S.T.A.R. (che approfondiremo un’altra volta): racconta una situazione concreta, come hai affrontato il problema e il risultato che hai ottenuto.
💡 Esempio:
"A volte tendo a prendermi troppi compiti perché mi piace mettermi in gioco. Ho imparato a gestire meglio il mio tempo utilizzando strumenti di pianificazione e delegando quando necessario."
💰 "Quale retribuzione si aspetta dalla posizione?"
Ecco il classico momento di panico. Dopo un momento di palpitazione al cuore, inizi a riflettere: se spari troppo alto, rischi di sembrare irrealistico. Se vai troppo basso, ti sottovaluti.
- Perché te lo chiedono? Principalmente per capire se hai fatto ricerche sulla posizione rispetto al settore di mercato in cui andrai a lavorare e se le tue aspettative sono in linea.
Ovviamente non dare una cifra a caso. Informati prima sugli stipendi medi per quella posizione e mostra flessibilità in merito.
Esempio:
“Ho visto che la retribuzione per questo tipo di posizione può variare in base all’esperienza e alle competenze richieste. Per me, l’aspetto più importante è trovare un ambiente di lavoro in cui crescere e contribuire, quindi sono aperto a discutere la proposta nel suo insieme, considerando sia la parte economica che le opportunità di sviluppo professionale."
🧩 "Dove ti vedi tra 5 anni?"
Diciamo che rispondere "non ne ho idea" oppure "voglio essere il vostro capo" non gioca a vostro favore, anzi. Bisogna dare una risposta equilibrata e in linea con la propria esperienza.
- Perché la chiedono? I recruiter quando fanno questa domanda cercano di capire se il candidato hai una visione chiara del suo futuro e se l’azienda può essere parte di quel percorso.
Mostra ambizione, ma senza esagerare. Parla di come vuoi crescere professionalmente, magari all’interno della stessa azienda.
Esempio di risposta:
"Mi vedo in un ruolo che mi permetta di sviluppare competenze in [ambito specifico] e contribuire a progetti sempre più strategici. Vorrei avere più responsabilità e, magari, coordinare un piccolo team."
🚪 "Perché dovremmo scegliere proprio te?"
Il momento della verità. Qui devi essere convincente senza sembrare arrogante. questa è la domanda che potrebbe fare la differenza tra un recruiter interessato e uno che ha già archiviato il tuo CV.
Perché lo chiedono? Quello che cercano non è solo un elenco di competenze, ma il motivo per cui proprio tu sei la scelta giusta per quel ruolo e quell’azienda. Vogliono capire cosa ti distingue dagli altri candidati, qual è il valore che puoi portare e se il tuo mindset è allineato alla loro visione.
Evita risposte vaghe come “dovreste scegliere me perchè sono motivato e ho voglia di imparare” o “perché sono il migliore”. Piuttosto collega le tue esperienze ai bisogni dell’azienda e racconta un episodio concreto che dimostri le tue capacità. Ricorda che un buon storytelling può fare miracoli.
💡 Esempio:
"Credo di essere la persona giusta perché ho esperienza in [inserirei una competenza chiave] e ho già affrontato situazioni simili in [racconti un’esperienza passata che sia attinente]. Mi piace lavorare in team e sono abituato a trovare soluzioni rapide ai problemi, come quando [e racconti un esempio concreto]. Sono davvero entusiasta all’idea di portare questa mentalità nel vostro team."
Ora tocca a te!
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