Università, in Italia la cultura ha un costo salato

Quanto costa in Italia frequentare l’università? Se lo è chiesto la Federconsumatori, associazione impegnata nella tutela di consumatori e utenti: per il secondo anno consecutivo ha redatto il Rapporto sui costi delle università italiane, che mette a confronto le tasse dei nostri principali atenei.

Sono tre le macro aree individuate dalla ricerca (nord, centro e sud); per ciascuna di esse sono state selezionate tre regioni: Lombardia, Piemonte e Veneto per il nord, Lazio, Toscana ed Emilia-Romagna per il centro, e Campania, Puglia e Sicilia al sud. Per ogni regione, infine, sono stati scelti i due atenei con il maggior numero di iscritti.

Dal Rapporto emerge che fare l’università al Nord costa di più rispetto alla media nazionale: +8,22% per la prima fascia di reddito (fino a 6mila euro), +15,54 per la terza, intermedia (fino a 20mila euro) e + 23,23% per la più alta (studenti con I.S.E.E. superiore ai 30mila euro). Gli aumenti, quindi, colpiscono soprattutto i redditi più alti e per la fascia più bassa si registra anche una lieve diminuzione (-5%) in rapporto al 2010. La suddivisione in cinque categorie è una generalizzazione, in quanto ogni università ha dei criteri specifici per il calcolo delle tasse. Il Nord perde terreno anche nel confronto con gli atenei meridionali, arrivando a un 68% in più dell’importo da pagare per l’ultima fascia di reddito rispetto a uno studente del sud con lo stesso I.S.E.E.

L’ateneo più caro in assoluto è l’università di Parma, seguito da Verona, mentre le università più “economiche” sono, nell’ordine, quella di Bari e l’Alma Mater di Bologna, quest’ultima la migliore d’Italia secondo la recente indagine Censis. Nel confronto tra gli atenei bisogna tener conto anche del fatto che alcuni di essi applicano una differenziazione tra l’importo delle tasse per le facoltà umanistiche e per quelle scientifiche, di solito più care.

La “fotografia” scattata da Federconsumatori mostra come il maggior peso economico gravi soprattutto sulle fasce di reddito più alte. Un quadro coerente, se non fosse per un problema sempre più presente nel nostro Paese: l’aumento dell’evasione fiscale, con la conseguenza che chi appartiene alle fasce più alte spesso “migra” in quelle inferiori, pagando molto meno del dovuto. Gli effetti di questo fenomeno sono stati focalizzati bene da Federconsumatori: “Questi dati, se affiancati a quelli della crescente evasione fiscale e della diminuzione degli investimenti sulla pubblica istruzione, fanno emergere un quadro drammatico: infatti si andrà sempre più verso un aumento degli studenti che appartengono o dichiarano di appartenere alle prime fasce, e quindi una diminuzione delle risorse da distribuire agli studenti che realmente ne hanno bisogno”.

I contributi sono in calo e non bastano per tutti. Un problema che non migliora certo la situazione dell’Italia, già in affanno nel confronto con il resto d’Europa: secondo il rapporto OCSE “Education at a Glance 2010”, più cara di noi, in termini di tasse universitarie, è solo l’Olanda. Stanno, invece, molto meglio gli studenti di Spagna e Austria, mentre nei paesi scandinavi addirittura non ci sono tasse universitarie.

Chiara Del Priore

14 ottobre 2011


Foto di Velkr0


Job Meeting
MAGAZINE
Notizie dal Mondo del Lavoro
Job Meeting
EVENTI
Incontra direttamente le aziende e fai parte della community

Sei un'azienda?