Cosa pensano i neodiplomati della scuola frequentata e qual è la loro situazione lavorativa dopo la maturità? Se lo è chiesto AlmaDiploma, associazione di istituti scolastici superiori collegata al noto consorzio universitario. Nelle scorse settimane sono stati presentati i risultati di due analisi, il Profilo dei diplomati 2011 e il Rapporto sulle scelte dei diplomati, a uno e tre anni dal conseguimento del titolo.
Le ricerche sono ovviamente rappresentative solo di un campione dell’universo studentesco italiano: la prima ha coinvolto 30mila diplomati a luglio 2011 (la maggior parte di Puglia, Lombardia ed Emilia-Romagna), la seconda circa 25mila e 10mila ragazzi che hanno fatto gli esami di Stato rispettivamente nel 2010 e 2008.
Dal profilo dei diplomati emergono alcuni risultati interessanti. Innanzitutto, c’è ancora un forte immobilismo sociale nella scelta dell’istituto superiore. I ragazzi con genitori in possesso di titoli elevati (laurea) tendono a iscriversi al liceo, classico o scientifico, mentre chi fa parte di una famiglia dove prevale un’istruzione inferiore predilige l’istituto tecnico o professionale, probabilmente spinto dalla necessità di trovare lavoro in tempi brevi. Se la maggior parte degli studenti è soddisfatto della propria esperienza scolastica (86% tra pienamente e moderatamente soddisfatti), allo stesso tempo il 46% del campione cambierebbe indirizzo di studi, scuola oppure entrambi. La maggior parte di essi - il 39% - farebbe una scelta diversa per conoscere altre materie e il 15% per fare studi più adatti in vista dell’università. Buona parte degli intervistati, dunque, considera gli insegnamenti appresi durante la scuola superiore poco utili a un percorso universitario o lavorativo.
Cosa accade effettivamente a uno e tre anni dal diploma?
Dopo un anno dal titolo, il 61% dei giovani è iscritto all’università,il 20% si dichiara occupato, mentre il restante 19% si divide tra chi è in cerca di lavoro (15%) e un 4% che afferma, invece, di non essere alla ricerca di un’occupazione. A tre anni, la percentuale di universitari scende al 42%, mentre i lavoratori, non iscritti all’università, sono circa il 30%. Anche in questo caso, la decisione di continuare gli studi è più frequente fra i ragazzi con almeno un genitore laureato (87% dei casi). Tra i lavoratori, resta comunque l’insoddisfazione sull’utilità delle conoscenze acquisite tra i banchi di scuola: il 37% di essi, a un anno dal titolo, afferma di non sfruttarle per nulla; a tre anni dal diploma, è di questa opinione il 33% degli intervistati, ossia un diplomato su tre.
Tuttavia, il 47% dei diplomati che hanno aderito al progetto AlmaDiploma ci tiene ad avere successo nello studio e ben il 75% di essi considera fondamentale continuare a formarsi per tutta la vita. La volontà di investire in conoscenza c’è. Forse sarebbe opportuno che scuola e università rendessero la propria offerta più utile per il futuro di tanti giovani.
Chiara Del Priore
3 gennaio 2012
Foto di bratislavskykraj