Poche ore fa il Senato ha approvato in prima lettura il disegno di legge sulla riforma del lavoro, che ora passa alla Camera per essere esaminato.
Il testo tocca temi cruciali per la questione occupazione, dall’articolo 18 ai cosiddetti contratti flessibili, dagli incentivi all’occupazione femminile alle partite Iva.
Ma quanto conoscono i contenuti della riforma i giovani, diretti interessati, e soprattutto che idea se ne sono fatti? Di recente Jobmeeting ha pubblicato un sondaggio sulla sua pagina Facebook, nel tentativo di raccogliere le impressioni a caldo degli utenti. A dominare è la sfiducia nei confronti delle effettive possibilità di cambiamento prodotte dalla riforma.
Bruno ha 25 anni ed è di Napoli. Qui si è laureato in ingegneria gestionale e attualmente sta svolgendo uno stage. La riforma, a suo parere, non risolve il problema dell’occupazione: “Secondo me non è la risposta che noi giovani ci attendevamo dal governo, in quanto non incentiva le aziende ad assumere giovani e a investire su di loro”, spiega. Allo stesso tempo, l’innalzamento dell’età pensionabile non ha di certo aiutato: “Penso che a 67 anni una persona non abbia molte motivazioni per continuare a lavorare e sarebbe importante che passasse prima il testimone a ragazzi più giovani che possano apprendere dai più anziani e innovare con il proprio entusiasmo”. Altro tasto dolente l’articolo 18: “Quanto alla riforma dell'articolo 18, penso che sia un modo per far sì che le aziende possano licenziare in tempi di crisi, risparmiando sulla manodopera, mentre dovrebbero cercare di puntare al miglioramento continuo di processi, prodotti e servizi per aumentare la competitività del proprio business”, conclude.
Per Diana, 27enne prossima alla laurea in cultura e storia del sistema editoriale all’università di Milano, la riforma ha bloccato il mercato del lavoro, penalizzando proprio i giovani, che, invece, dovrebbero essere tutelati dal ddl. “Secondo me non si sta andando ancora verso la direzione giusta soprattutto per quanto riguarda le possibilità dei giovani laureati o laureandi in materia di retribuzione, stage e apprendistato. Il giovane laureato viene ancora considerato un lavoratore di serie c, quando è alla pari di tutti gli altri, anzi talvolta è sfruttato ancora di più”, afferma.
Anche per Andrea, 24 anni, laureato in scienze economiche e aziendali, oggi senza lavoro, la riforma non cambierà molto le cose: “Il ddl non aumenterà di molto le opportunità se insieme alla riforma non si cercherà di mettere mano al sistema economico italiano per renderlo meno clientelare e rigido”.
Le parole di chi sta per entrare o è da poco nel mondo del lavoro non rivelano sicuramente ottimismo. E il fatto che il dissenso arrivi proprio da chi dovrebbe essere favorito dalla riforma e per il cui bene, a detta del presidente del Consiglio Mario Monti, si agisce, non è da sottovalutare.
Chiara Del Priore
1 giugno 2012
Foto di agenziami