A cura di Cesop Communication
Se il tuo obiettivo è trovare il lavoro adatto a te, è indispensabile capire chi realmente sei e quali siano le tue competenze.
Il facile esercizio di autoriflessione sulle proprie competenze, proposto qui di seguito, ti servirà per mettere a fuoco questi aspetti, al fine di condurre in modo più efficace la ricerca del lavoro.
Le categorie del sapere
Partiamo dalla definizione di competenza, usando le parole di un noto psicologo del lavoro: la competenza è la qualità professionale di un individuo in termini di conoscenze, capacità e abilità, doti professionali e personali (Quaglino, 1990).
In altri termini, la competenza si divide nelle tre, ormai famose, categorie del sapere, saper fare e saper essere.
Il Sapere è ciò che io conosco, le conoscenze teoriche apprese durante gli anni di studio.
Il Saper fare sono le mie abilità pratiche, apprese attraverso eventuali lavori, ma anche grazie alle mie esperienze di vita in generale (relazioni con gli altri, sport, interessi vari, ecc.).
La terza ed ultima categoria è quella che si riferisce al mio Saper essere, vale a dire a come sono come persona: come affronto le sfide, come reagisco davanti ad una situazione improvvisa, come mi relaziono con gli altri, ecc.
Prima di cominciare a cercare un lavoro, è fondamentale essere consapevoli di come le nostre competenze si distribuiscano tra queste tre diverse aree.
Un breve test
Ti proponiamo, quindi, un facile esercizio: prendi tre fogli; sul primo prova ad elencare tutto il tuo sapere, sul secondo il tuo saper fare e sul terzo il tuo saper essere.
Normalmente, la compilazione del primo foglio è piuttosto semplice e, a volte, anche relativamente lunga. Il neolaureato italiano, infatti, acquisisce durante gli anni di studio moltissime conoscenze; in sostanza, tanta teoria e poca pratica.
Le cose cambiano quando si passa ad analizzare il proprio saper fare. Normalmente, un neolaureato trova molto difficile estrapolare questo tipo di informazione. E’, infatti, portato a pensare che, non avendo mai lavorato seriamente, non sappia fare nulla. Questo è vero solo in parte: passando in rassegna tutte le attività, non solo quelle lavorative, ma anche quelle legate al tempo libero e agli studi appena conclusi, possiamo, infatti, trovare tantissimi spunti di riflessione.
In primo luogo, l’esserci laureati, magari in corso e con un buon voto di laurea, mantenendo le amicizie e non rinunciando al nostro hobby preferito, ci dice che siamo in grado di raggiungere l’obiettivo in modo efficace e non dispersivo; in poche parole che sappiamo organizzarci.
Ma non finisce qua, le attività che occupano, o hanno occupato, il nostro tempo libero possono fornirci altri buoni suggerimenti sulle nostre capacità: chi è stato capitano di una squadra sportiva o, semplicemente, ha fatto parte di una squadra, avrà avuto la possibilità di sperimentare molte dinamiche di relazione e, probabilmente, avrà acquisito alcune competenze utili nel lavoro di gruppo.
Anche i lavori saltuari, svolti durante gli studi, possono aver ampliato il nostro kit di abilità: chi ha lavorato in un bar del centro o in un ristorante molto frequentato, avrà maturato, molto probabilmente, la capacità di affrontare situazioni stressanti e impreviste; forse l’abilità di relazionarsi con clienti difficili e, magari, di capire le situazioni velocemente.
Ultima, ma non meno importante, è la capacità di imparare. Non è necessario saper fare tutto: una nuova abilità si apprende facilmente anche “on the job”, se si hanno gli strumenti cognitivi per imparare cose nuove.
Rispondeva il giovane Siddharta al mercante che, per verificare se il giovane figlio del bramino fosse adatto ad occuparsi dei suoi affari, gli chiedeva cosa sapesse fare: “solo tre cose so fare: pensare, aspettare, digiunare”. Queste tre abilità gli furono molto utili nella temporanea attività di commerciante.
Pare quindi che, tra le abilità e le capacità, quelle che fanno la differenza, siano quelle trasversali, ovvero quello che sono trasferibili da un contesto ad un altro. Per un laureato in informatica, non è tanto importante saper utilizzare uno specifico linguaggio di programmazione, quanto avere le capacità per apprenderne altri e la flessibilità per adattare le proprie competenze a contesti in continuo mutamento.
Come confermano i selezionatori del personale, sempre più interessati a rilevare questa tipologia di competenze, questo dato non è da sottovalutare nella ricerca del lavoro.
Il terzo foglio, quello relativo al saper essere, è sicuramente il più difficile da completare: fanno parte del nostro saper essere la motivazione, l’autostima, le qualità personali, le predisposizioni, le attitudini, gli interessi. Non sempre è facile avere consapevolezza delle proprie caratteristiche personali, sicuramente in questo ci possono essere utili gli altri. Chi ci sta attorno, infatti, ci può “fare da specchio”, ovvero ci può raccontare “come ci vede”, fornendoci importanti indicazioni sul nostro modo di essere.
Dopo aver compilato questi tre fogli, avrai un’idea più chiara di quali siano le tue competenze. Se hai già in mente una determinata carriera da seguire, potrai, in questo modo, ragionare su quali competenze sia per te necessario sviluppare, o solo migliorare, per intraprendere tale percorso.
Se, al contrario, non hai ancora le idee chiare su quello che vuoi o puoi fare, questa riflessione sulle tue competenze ti potrà aiutare a capire meglio verso quali settori e tipologie di attività potresti orientare il tuo futuro.