Laurea per essere assunti? Per alcune aziende non è più fondamentale

Laurea indispensabile per essere assunti? Sembra che per alcune grandi compagnie non sia più così e che un'analisi più attenta e complessiva delle competenze dei singoli candidati stia prendendo sempre più importanza.

Laurea? Sì, ma...

Recentemente uno dei siti di ricerca lavoro più importanti degli Stati Uniti d’America, Glassdoor, ha stilato una lista di grandi aziende che non richiedono più come requisito fondamentale una carriera universitaria strabiliante. Non è, tuttavia, una dichiarazione di guerra contro i laureati: i titoli di studio accademici continueranno ad essere un’importante nota di merito e di preferenza al momento della valutazione di un candidato. Più semplicemente, alcune compagnie hanno aperto le proprie posizioni anche a chi una laurea non ce l'ha ma grazie alle proprie esperienze in ambiti minori ha acquisito determinate soft skill e capacità che possono essere dimostrate attraverso la partecipazione ai bootcamp organizzati dalle aziende.

... In USA i colossi cambiano rotta

Tra le prime grandi realtà ad aver ampliato il proprio raggio d’azione nel recruiting è impossibile non citare IBM, storico brand del mondo dell’informatica. Nel 2017 il vice presidente dell’azienda Joanna Daley ha affermato che circa il 15% dei dipendenti assunti negli Stati Uniti non ha una laurea o un diploma universitario. Anche i colossi Google e Apple da alcuni anni stanno seguendo una strategia di assunzioni simile, puntando in molti ambiti più sull’effettiva capacità pratica del candidato che sui freddi numeri della carriera scolastica.

Un sistema in evoluzione

Negli ultimi anni i vertici di Google hanno pubblicamente dichiarato che i vecchi e consolidati sistemi di recruiting e valutazione candidati sono oramai inadeguati, se non da sempre limitanti. A ribadire la fragilità dei meccanismi di recruiting e valutazione  americani ci ha pensato Laszlo Bock, ex vice presidente dell'area Risorse Umane di Google. In una recente intervista al New York Times, infatti, ha affermato che la Grade Point Average (una media ponderata all’americana, dove i giudizi sono espressi in lettere, dalla A alla D) è un indicatore che oramai non ha alcuna autorevolezza predittiva.


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