di Marcello Verona
Introduzione
L'esperienza delle “porte in faccia” in sé, del “no” o del rifiuto che sia, è esperienza più o meno comune di chiunque ad una porta bussi. La cosa in sé, essendo prima o poi repertorio di esperienza condivisibile, non è tanto interessante.
Più feconda sarebbe un'analisi dell'interpretazione personale dell'esperienza e di quella che chiameremo “ristrutturazione del rifiuto”.
Non ci concentreremo qui sull'interpretazione del rifiuto, che, come scritto altrove (Verona, 2003) è a sua volta funzione della percezione di scarsità/abbondanza di opportunità di lavoro, dell'aspettativa che si aveva (non c'è fallimento senza aspettativa, come non c'è tradimento senza fiducia), del segno zodiacale.
Ci concentreremo qui, più pragmaticamente, sull’arte della ristrutturazione del rifiuto. Esiste un repertorio umano immenso di queste tecniche di sopravvivenza, ne elencheremo alcune a vostro uso e consumo. Se volete potete mandarci anche le vostre, le metteremo nella posta in arrivo del nostro psicoterapeuta.
Tecniche di sopportazione della porta in faccia:
1) Ristrutturazione della porta:
Una delle più semplici ed un po’ banale, è la volpe e l’uva.
E’ archeologia delle tecniche e funziona male sulle persone autocritiche. Il motto è “Svaluta il lavoro che non ti hanno dato”. Era un’occasione interessante, importante per il tuo curriculum, un lavoro pagato bene? Beh, ora che ci pensi... tutto questo non era vero (- ma come?? -), sì tutto sommato era troppo vincolante, oppure troppo insicuro nel tempo, ben pagato ma povero nei contenuti, oppure interessante, ma mal pagato ecc. Funziona ancora peggio se hai raccontato dell’opportunità svanita a qualcuno che ti conosce bene.
Bussare solo alle porte già aperte
E’ un’evoluzione della precedente. Pericolosissima per voi, ma qui non vi sgamano quasi mai, magari neanche per una vita intera. Se non vi sentite particolarmente portati verso questa strategia, potete condizionarvi ripetendo tutti i giorni questa preghierina di Laing [1], tratta dal libro Nodi (recitate la mattina appena svegliati e la notte prima di andare a letto, finché non vi sentite felici):
Lo voglio - Lo ottengo - Quindi sono bravo; Lo voglio - Non lo ottengo - Quindi non sono bravo;
Non sono bravo - Perché non l’ho ottenuto - Non sono bravo perché ho voluto ciò che non ho ottenuto; Devo badare - Di ottenere ciò che voglio - E di volere ciò che ottengo - E di non ottenere ciò che non voglio. (da capo)
Prendersela con il selezionatore
Semplice ed efficace: appena saputo il no, insultate (dentro o fuori da voi) il selezionatore. Iniziate in modo vago e appena abbozzato, poi più forte fino a sbizzarrirvi sulle sue caratteristiche che meno c’entrano con il vostro colloquio e con il suo ruolo professionale: aspetto fisico, abitudini sessuali, ecc. E’ tutta colpa sua, il responsabile del fallimento è lui, voi siete e rimanete perfetti. Catartico, a breve termine.
Non bussare. No comment.
Potete anche non ristrutturare la porta, ma la faccia.
2) Ristrutturazioni della faccia:
Versione soft. Individuo in evoluzione, positivo.
L’esperienza del fallimento, in quanto esperienza ha un valore importante nella tua vita.
Grazie a questo hai capito che:
- La tua evoluzione personale come persona ne può beneficiare in quanto…
- Da oggi sarai una persona migliore in quanto…
La morale, stando dentro la metafora, è: “mi hanno sbattuto la porta in faccia, il mio naso è rotto, ma in fondo sarò più interessante così”. (Oppure, la morale alternativa può essere “Lavorerò di più” – Gondrano, il cavallo de LA FATTORIA DEGLI ANIMALI di Orwell)
Versione hard. Ottimista esaltato.
Potremmo anche chiamarlo della negazione. Il motto è NON ESISTE IL FALLIMENTO, ESISTE UN FEEDBACK. Che aggiungere? C’è del vero ed un rischio.
Grazie a questo motto potete analizzare i vostri presupposti e quelli dell’ambiente, operare oculate analisi del contesto e del vostro intervento in un ambiente dato.
Ma stando in questo ruolo potreste: trovarvi a sorridere assai e spesso; come il supervenditore di AMERICAN BEAUTY dovrete, appena entrati nel bar affianco, preoccuparvi di proiettare una costante immagine di successo e negare, negare, negare, negare....
Attenzione è come una droga: impossibile smettere, a rischio di scoprire che siete stati dei falliti ad aver pensato che nella vostra vita non c’è mai stato un fallimento.
[1] Ronald Laing, (1927-1989), psichiatra scozzese Applicò il concetto di filosofia esistenziale all’esperienza della cosiddetta schizofrenia, dedicando il lavoro di una vita nel tentativo di re-descrivere l’esperienza psicotica attraverso una comprensione di tipo umanistico. Scrisse libri molto particolari, una sorta di libri di poesia, prendendo spunto dalla logica dei suoi pazienti. Il più noto di questi, Nodi è pubblicato in Italia da Einaudi.
Marcello Verona:
psicologo del lavoro. Quando non fa il consulente per le aziende e PA in sardegna e in Toscana, suona la chitarra nei locali di Cagliari.