Se le aziende del Belpaese hanno già dimostrato di prestare ascolto alla “raccomandazione” nella scelta dei loro candidati, dall’altra parte della barricata le cose non vanno molto diversamente.
Quando si tratta di mettersi alla ricerca di un lavoro, più di due terzi degli italiani dichiara di privilegiare gli “aiutini” provenienti da canali informali. Il dato arriva da una fonte autorevole, la pubblicazione “Methods used for seeking work”, a firma Eurostat, l’istituto di statistica della Commissione Europea.
In Italia, Il 76,9% degli intervistati ricorre ad amici, parenti o sindacati, rispetto a una media relativa all’Unione Europea del 69,1% e al 68,9% dei paesi dell’area euro.
Raggiungono percentuali più alte della nostra i “soliti noti” dell’Ue, Grecia (92,2%), Spagna e Irlanda, dove la condizione di precarietà legata alla crisi spinge inevitabilmente a tentare il tutto e per tutto bussando alla porta di conoscenze più strette.
Un canale meno sfruttato, invece, in Germania (40,2%), Belgio (36,8%) e Finlandia (34,8%), in cui si preferisce battere altre strade. Tra queste la risposta ad annunci pubblicati in Rete o sulla carta stampata oppure il contributo di soggetti istituzionali, come i centri pubblici o privati di impiego. Nel primo caso, solo il 31,4% degli italiani si fida delle inserzioni di lavoro e ancora meno contatta soggetti istituzionali o agenzie per il lavoro (per quest’ultima modalità la percentuale scende al 18%).
Il ricorso ai centri privati di impiego è, ad esempio, molto popolare in Germania (82,8%). Nell’Unione Europea complessivamente è, infine, molto praticato lo “study advertisement”, ossia la pubblicità del proprio cv o percorso di studi: la media dei 27 stati dell’Unione Europea è del 71,5%.
Un secondo canale particolarmente gettonato nel nostro Paese è il rapporto diretto con il principale: secondo il 60% degli intervistati, il capo può fornire “dritte” per aiutare a trovare un’occupazione oppure spendere il nome del proprio dipendente presso contatti accreditati.
Insomma, in tempi di crisi, si preferisce cercare soluzioni più immediate rispetto a un contatto “a distanza”, come quello mediato dalla Rete o da altre modalità di ricerca. Una situazione che anche, nel confronto con gli altri Paesi, rispecchia pienamente l’andamento delle economie e della situazione occupazionale a livello europeo.
Chiara Del Priore
17 gennaio 2012
Foto di Slava