Non è un caso, dunque, se l’offerta formativa di settore al livello universitario sia cresciuta in tutto il Paese. Gli ultimi dati Isfol (Istituto per lo Sviluppo della Formazione Professionale dei Lavoratori) rivelano che dal 1999 ad oggi gli eco-master sono quintuplicati:dai 60 del 1999-2000 ai quasi 300 nel 2007-2008, con aspettative in costante crescita.
Vi sono “Corsi di Laurea in Scienze Ambientali” in diverse università italiane: un’intera facoltà è stata dedicata all’argomento presso la Seconda Università degli Studi di Napoli e la Libera Università degli Studi di Urbino. Tali corsi, attraverso l’acquisizione di conoscenze trasversali e multi-disciplinari, tendono a formare delle figure che, oltre ad avere radicate conoscenze scientifiche di tipo fisico, chimico, matematico e biologico, siano in grado di interagire con le istituzioni, le amministrazioni locali e le aziende, in modo da trasmettere le loro conoscenze, sotto forma di indicazioni e metodi di intervento.
Un settore formativo che trova sbocco concretamente nell’occupazione specifica: secondo l’Istituto, l’80% di coloro che hanno intrapreso studi postlaurea in ambito green, non hanno dovuto attendere più di sei mesi per trovare un’occupazione in linea con la formazione acquisita.
Da tali cifre hanno evidentemente attinto le società di selezione del personale: ed ecco nascere siti come Green-Job, interamente dedicato all’occupazione verde sotto iniziativa di Infojobs.it, società di recruitment online, e TimeStars, magazine digitale sull’evoluzione dell’uomo. Segnaliamo anche il portale Ifolamb, dove è possibile trovare informazioni e statistiche elaborate da dati Istat.
Identificando, dunque, la "Green Economy" con i sistemi di produzione, progettazione, organizzazione, costruzione ed erogazione di servizi improntati verso un’ottica ecologica, nel rispetto anche di protocolli internazionali condivisi, quali saranno e come evolveranno le professioni ad essa correlate?
Marco Gisotti e Tessa Gelisio, nella loro Guida ai green jobs, stimano che saranno fino ad un milione e mezzo, nei prossimi dieci anni, gli esperti in ecologia richiesti dall’edilizia all’energia, dai trasporti all’industria e il marketing. Anche se, viene sottolineato che, “le opportunità più consistenti arriveranno dal settore della chimica verde”. Di particolare spicco anche il settore del riciclo dei rifiuti e quello della gestione delle risorse forestali e della sicurezza del territorio.
Prendiamo come esempio l’operato potenziale di un Eco-architetto: un caso molto interessante di come si possa fare ecologia, progettando e edificando un’abitazione, è quello della cosiddetta “casa passiva”. Un prodotto della “bioarchitettura”, che arriva a progettare e realizzare “un’abitazione che assicura il benessere termico, senza alcun impianto di riscaldamento “convenzionale”. Una casa, insomma, che grazie ai materiali utilizzati e ad una serie di accorgimenti, arriva ad un abbattimento, fino al 60-70%, dell’energia generalmente consumata in un’abitazione convenzionale, con una conseguente riduzione dell’inquinamento atmosferico prodotto. E anche per le tecnologie informatiche l’edilizia sostenibile è un terreno di sperimentazione continua: sensori, dispositivi di illuminazione, reti wireless si diffondono tra le pareti domestiche aumentandone l’efficienza e l’abitabilità.
E per chi volesse orientarsi nel dedalo di opportunità offerte dai green jobs, nel libro è censito un lungo elenco. Eccone un estratto significativo:
- Art director verde: imposta le campagne di comunicazione secondo un’immagine ecologica ai prodotti;
- Eco coolhunter: cerca e puntualizza le tendenze in chiave ecologica;
- Eco brand manager: segue la progettazione di prodotti sostenibili;
- Eco blogger: cura la comunicazione aziendale tramite blog scientifico-ambientalisti;
- Assicuratore ambientale: è specializzato in Rc relative all’inquinamento;
- Avvocato ambientale: è specializzato in diritto di conservazione e tutela dell’ambiente;
- Promoter finanziari ambientali: specializzati in quegli investimenti che punteranno sulle energie rinnovabili.
- Certificatore energetico: è colui che redige le necessarie certificazioni energetiche nelle compravendite immobiliari;
- Ecodiplomatico: rappresenta le istituzioni nelle sedi internazionali dove si discutono le politiche e si ratificano gli accordi tra Stati.
- Esperto del riciclo: commercializza solo prodotti di questa natura;
- Eco auditor: controlla che i processi produttivi delle aziende rispettino le normative;
- Eco chef: che organizzeranno la cucina con prodotti biologici, di qualità, di stagione e soprattutto locali, quindi a chilometro zero;
- Eco parrucchieri ed Eco stilisti: che utilizzeranno prodotti con bassissime emissioni di Co2 e tessuti o filati biologici.
L’ espansione del settore crea anche inediti risvolti sociali: sempre secondo l’Isfol, l’incremento degli addetti dal ‘93 al 2008 è del 41%, e di questi, il 25% è donna. Se parliamo poi di occupazioni legate a professioni intellettuali e intermedie a carattere tecnico, queste ultime coinvolgono addirittura il 63,3% delle donne contro il 32,4 degli uomini, registrando occupazione anche tra gli ultraquarantacinquenni di entrambi i sessi.
Tale “rivoluzione professionale” si sposa non solo con le grandi multinazionali, ma anche con le realtà delle piccole e medie imprese italiane: in una recente indagine, il Centro Studi di Unioncamere ha rilevato che il 40% di esse si sta rivolgendo (o è sul punto di rivolgersi) a prodotti o tecnologie in grado di garantire risparmio energetico e rispettare l’ambiente.
E c’è chi, come Salvatore Moncada, il “re dell’eolico” di Agrigento, puntando su questo settore proclami di portare lavoro a mille persone entro quattro anni. Grazie al progetto Work for Life che, promosso e viralizzato principalmente grazie alle reti web 2.0, se davvero riuscirà a camminare spedito sulle proprie gambe potrebbe diventare una realtà da imitare in tutto il paese.
Concludiamo segnalando un’iniziativa di Green Production e I Am - Protezione e Ambiente: un lungometraggio collettivo a scopo di sensibilizzazione ecologica, battezzato con un nome che è quasi una chiamata alle armi: Green Generation. A partecipare chiunque voglia dare il proprio contributo, oltre ai promotori, autodefinitesi Green Angels: “un network di attivisti che lavora nel campo della comunicazione e dell’editoria”. L’evocazione al concetto di network non risulta casuale: è infatti il gruppo su facebook, che ha già superato i 3500 iscritti ed è in continua crescita, a rivelarsi cuore comunicativo e promozionale dell’operazione.
Giulio Xhaet
9 maggio 2010
Foto di Pink Sherbet Photography