Generazione “Stage con rimborso spese”

Alcuni anni fa, alcuni compagni di corso ed io partecipammo ad un incontro dal titolo "Professione Matematico": carichi di entusiasmo e curiosità organizzammo un'uscita in quel di Bologna alla ricerca di risposte, alla ricerca di testimonianze… ma io, se devo essere sincera, ero alla ricerca di conforto: non ci si iscrive a Matematica se, in un'ipotetica scala di valori, si mette al primo posto un riscontro utilitaristico immediato, se si ragiona volendo tutto e subito, con il minimo sforzo, ma a suo tempo avevo bisogno di sapere che una struttura gruppale o una funzione di variabili complesse sarebbero servite anche a chi non pensava ad una carriera accademica… Volevo sentirmi raccontare una giornata di lavoro tipo di un qualsiasi laureato in Matematica che, durante le sue otto ore in azienda, faceva di algebra e analisi il suo pane quotidiano. Invece, ci fu detto che il libro di analisi due, dopo la laurea, potrebbe anche restare sulla libreria a prendere polvere, ma che ciò che caratterizza e distingue il laureato in Matematica è la forma mentis, è il metodo di approccio alle questioni, è la capacità di analizzare qualsiasi cosa nuova a fondo tenendo conto di tutte le condizioni al contorno, anche se non si parla di un problema di Cauchy. La delusione fu enorme… la sensazione di smarrimento ancora più forte..Non ero convinta di quello che stavo facendo: ero determinata a portarlo a termine, ma come sempre accade quando la vita privata influenza con negatività tutto ciò che ti circonda, non riuscivo a trovare una motivazione che mi permettesse di fare un salto di qualità: da proseguire per responsabilità a proseguire per passione. Credo di non essere stata pronta, allora, per quella risposta.

Eppure la svolta ogni tanto, se si è fortunati, arriva: in cinque anni ho scoperto quale branca della matematica mi piace, ma ho anche capito cosa mi piace della matematica con una consapevolezza più matura; ho realizzato che quello che mi dà la matematica va ben oltre qualche nozione, ho iniziato a credere che devo guardare da un'altra prospettiva i corsi che frequento: insomma, ho fatto mia la sicurezza che la laurea non certifica solo che ho superato tutti gli esami con una certa media, ma attesta anche, e forse soprattutto, che saprò come affrontare ciò che viene dopo con relativa facilità.

Com'è allora che, partecipando ad una fiera del lavoro, ho di nuovo la sensazione di dover ricominciare da capo nella ricerca di una nuova consapevolezza? Com'è possibile che le aziende stesse non sappiano dove collocare un matematico? Come è possibile sentirsi dire "A parte la laurea, che studi superiori ha fatto?" e, alla risposta "Liceo scientifico", sentirsi rispondere "Era meglio se faceva ragioneria"? Ok, non so fare un bilancio, non conosco la matematica finanziaria (e dico matematica finanziaria, non finanza matematica), non so nulla sull'amministrazione, ma visto che la tua banca mi sta proponendo, testuali parole ,"stage di sei mesi non retribuito (solo rimborso spese) che quasi mai sfocia in un'assunzione", non pensi che sia compito tuo insegnarmi tutto quello che tu vuoi che io sappia, partendo dal semplice presupposto che un laureato in matematico può impararlo velocemente??? O dopo cinque anni di università mi suggerisci di iscrivermi ad un corso serale di ragioneria…

Si sente dire spesso che ormai tutti offrono solo stage, ma quando ti scontri davvero con questa realtà la mente parte e ragiona davvero sulla criticità della situazione.

Il comun denominatore fra i profili del "candidato perfetto" delineati dalle varie aziende è la motivazione: dimostra determinazione, proposività, apertura al confronto, voglia di metterti in gioco e sei a cavallo… questo è quello che, per rispondere a logiche pubblicitarie e di mercato, ti senti dire a tutti gli stand… Ma io mi domando: tu azienda che mi fai lavorare dalle nove del mattino alle dieci di sera, chiedendomi di annullare completamente la mia vita privata, tu azienda che mi proponi sei mesi di stage a gratis con la probabilità quasi certa (nel senso probabilistico dell'espressione) di non essere assunta poi nemmeno a tempo determinato, tu azienda che non sai come valorizzare i background eterogenei dei vari candidati, ma cerchi sempre e solo l'economista o l'ingegnere, che motivazione pretendi da me, laureata in Matematica con un curriculum teorico? Devo svegliarmi alla mattina felice di investire sei mesi del mia vita sapendo di non avere prospettive?

Mi chiedi in che settore preferirei operare… Ma la verità è che io non lo so, e non lo so perché non lo posso sapere! Mi piacerebbe scegliermi un qualche sistema assiomatico e giocare per ore con alberi di derivazione per vedere se riesco a dimostrare qualcosa di interessante; mi piacerebbe prendere una logica, aggiungerci un operatore modale e vedere cosa viene fuori, per poi magari chiedere a qualche filosofo se quella logica modale ha una qualche interpretazione interessante nel mondo... Ma allora l'azienda che fa per me è l'università, e l'inquadramento contrattuale sarebbe quella del dottorando… meglio dello stagista certo, ma poi a che cosa vado incontro? Ma a parte la lunga scalata verso la cattedra, non è quello che voglio ora; parallelamente abbandono per un po' la strada dell'insegnamento perché ho voglia di provare altro, di calarmi nella realtà vera, perché, diciamolo, il mondo della scuola è comunque un mondo ovattato. Ma non so cosa posso e cosa voglio fare oltre all'insegnante: da qualche parte si deve pur iniziare, e un posto vale l'altro in tutta onestà. Chiedimi quale settore preferisco e io continuerò a dire: "Non ho la più pallida idea".

Chiudo la parentsi Job Meeting: anzi no, la metto in stand by perché la questione si riproporrà puntuale fra sette mesi, quando trovare un lavoro sarà una necessità.

Maria Consarino
Laureanda Magistrale in Matematica presso l'Universita' degli Studi di Padova

Foto di MaysBS


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