Più della metà dei selezionatori delle aziende cercano notizie sui propri candidati nei social network. Non più moda o semplice dichiarazione di intenti, la caccia alle notizie professionali e private sui social network è diventata a tutti gli effetti un nuovo strumento di informazione.
Ai social network, infatti, i selezionatori ricorrono prima di tutto per:
- effettuare controlli incrociati sui curricula (il 51%),
- verificare referenze e contatti professionali (il 48%),
- accertare eventuali attitudini professionali attraverso la partecipazione a community su skill specifiche (il 47%),
- scoprire informazioni private sui candidati (il 40%).
A dirlo una ricerca condotta su 100 imprese italiane e 400 candidati e lavoratori, curata da Adecco Italia, in collaborazione con 123people e digital reputation.it.
I social più frequentati sia dai candidati che dai loro selezionatori sono, neanche a dirlo, Facebook e LinkedIn, mentre altri come Xing, Friendfeed e Myspace sono ancora poco utilizzati.
Ma il dibattito su ciò che è lecito cercare e utilizzare quando si tratta di lavoro è ancora aperto. In Germania in queste ore si sta votando una legge che impedirà ogni tipo di "investigazione" attraverso i social network. Il problema - come si chiede Gabriela Jacomella sul Corriere della Sera di ieri - sarà dimostrare che le informazioni reperite sul social abbiano influenzato il giudizio nei confronti di un candidato.
intanto, sembra che la consapevolezza dei pericoli per la privacy sia abbastanza diffusa. Secondo l'indagine Adecco più della metà (il 55%) dice di considerare i rischi che la presenza sui social network può comportare e dunque di gestire il proprio profilo con occhio vigile, proteggendosi da eventuali intrusioni attraverso le impostazioni sulla privacy ed evitando scivoloni come commenti negativi nei confronti dei datori di lavoro o immagini compromettenti.
Raffaella Giuri
26 agosto 2010
Foto di Luc Legay